Il mio contributo
di Giovanni FontanaQuello che ho sempre saputo sulle difficili condizioni in cui versano molti popoli africani come malnutrizione, carenze igieniche e sanitarie, guerre fratricide, ecc., l’ho appreso attraverso le informazioni ricevute dai media, dalla TV. Ho visto le strazianti immagini dei bimbi, degli ospedali fatiscenti e dei campi di battaglia. Ma tutto, per quanto penoso, è stato accantonato in un angolino della mente e dimenticato, occupato dalle tante “preoccupazioni” della “MIA” vita.
Ma qualche tempo addietro ho avuto la fortuna di conoscere Wivine Tomo, una piccola e minuta donna Congolese che lavora a Milano come infermiera professionale; l’occasione fu la realizzazione di questo sito web dedicato al progetto che questa piccola grande donna, quasi esclusivamente a spese proprie, sta portando avanti: la realizzazione di un ospedale a Bagata, in Congo.
Per realizzare il sito fui costretto ad approfondire alcuni argomenti relativi al settore sanitario, a vagliare con attenzione decine e decine di foto e quindi mi trovai costretto ad entrare nel merito dell’argomento. E solo in quella circostanza mi resi veramente conto del dramma che questa gente vive giorno dopo giorno. Come se quelle foto le avessi scattate io. Come se quelle vicende pietose le avessi vissute in prima persona. Altro che media, altro che trasmissioni TV! E’ una realtà drammatica. Lì un bimbo muore per una banalissima febbre, muore disidratato, muore per un nonnulla, muore perché non è stato possibile fargli una flebo da 0,30 centesimi. Inaccettabile.
Ed ho capito, così come scrive Wivine, l’importanza del mio contributo, se pur piccolo: “Non posso fermarmi, almeno fino a quando il mio popolo non avrà il minimo necessario.
E’ per questo che voi tutti siete importantissimi, per loro e anche per me: ci permette di riguadagnare la vita.
Non possiamo cambiare e salvare il mondo, però se ognuno di noi porta una goccia, riusciremo a far crescere una bella oasi nel deserto creato dall’egoismo di questo mondo.”